Di Sharia Lecca

“Il mio legame con la terra è sempre stato forte ma negli ultimi anni è andato accentuandosi fino a diventare quasi un’esigenza”. Non è certo la prima frase che ci si aspetta di sentire dal gestore di uno dei locali notturni più frequentati della Sardegna, l’Ambra Night. Ma Antonio Pittorra, 54 anni interamente vissuti nella sua San Teodoro, fa fatica ad identificarsi totalmente ed esclusivamente nel suo lavoro. E’ come un supereroe che vive due vite parallele, l’una volutamente separata dall’altra, in cui la placida semplicità del suo quotidiano non si mescola mai con il ritmo frenetico del lavoro al locale. Le ama entrambe, le sue due identità, ma le tiene ben distanti e quella diurna è sicuramente la dimensione a cui è più legato, quella più autentica. 

Di notte, in estate, si trasforma nel manager dell’Ambra, con il suo esercito di collaboratori che guida con un cenno della mano o un’alzata di sopracciglio. Far divertire i giovani è la sua missione. Ma è di giorno, specialmente durante l’inverno, che riprende le sue sembianze ‘umane’. “Mi piace dedicarmi all’orto invernale insieme a mio padre, mi è sempre piaciuto anche quando ero più giovane ma con il passare degli anni è stato quasi un richiamo verso le origini della mia famiglia, alla nostra estrazione contadina. È un istinto che mi riporta alle mie radici e al contempo un modo per stare più vicino a mio padre ora che è anziano”.

Lui non lo dice apertamente ma, si sa, quello delle discoteche è un lavoro logorante e alla stanchezza che inevitabilmente si porta dietro, Antonio non reagisce con il riposo, bensì con la fatica, quella fisica, di chi rivolta la terra ogni giorno. 

Estirpa le erbacce, sistema l’irrigazione, rastrella il terreno e, c’è da scommetterci, parla con le sue piante, lo fanno istintivamente tutti gli ortolani. Raccogliere i prodotti di quella terra, la terra della sua famiglia, è il suo modo per riacquistare i superpoteri. “Da passione si è trasformata in una vera e propria necessità – spiega - perché è diventata la mia valvola di sfogo e la pandemia nell’ultimo anno ha accentuato questo bisogno”. E poi c’è il mare, nessun teodorino farà mai un discorso senza fare almeno un accenno al suo rapporto con il mare. Qui fa parte della routine quotidiana di molti, come bere il caffè al mattino o chiudere le imposte la sera, e Antonio Pittorra non fa accezione: “E’ un’esigenza primaria come per tutti noi del posto, forse potrei vivere da un’altra parte ma mai lontano dal mare”. 

La sua discoteca, nata nel 1970 dall’idea pionieristica di suo zio, si trova a pochi passi dalla spiaggia di Cala d’Ambra. Ogni mattina, quando arriva al locale, il suo rito quotidiano è avvicinarsi al muretto in pietra che separa la spiaggia dalla strada e riempirsi gli occhi di azzurro. “Lo faccio da sempre”. 

Sono venticinque anni che ha assunto la gestione del locale e ogni volta, in quei brevi momenti in cui si ferma davanti all’orizzonte, torna con la mente alla sua infanzia e alla infinite giornate trascorse al mare: “Ricordo la grandissima libertà di quelle estati – il suo sorriso qui si allarga spontaneamente - interi pomeriggi trascorsi con gli amici, a pescare con il mio piccolo fucile subacqueo o con la fiocina, a mangiare le patelle appena staccate dagli scogli. Ci lasciavano al mare da soli, una cosa inimmaginabile da fare oggi con i nostri figli”. 

Oggi Antonio è padre di due ragazze che hanno la stessa età di buona parte dei clienti della sua discoteca. Conosce bene i cambiamenti delle ultime generazioni di giovani, ha a che fare con loro tutti i giorni, a casa e soprattutto al lavoro. “La trasformazione più grande è avvenuta negli ultimi anni con la rivoluzione digitale – afferma con la sicurezza di ci ha già riflettuto più volte – i cosiddetti millennial sono molto più rispettosi delle diversità, più moderni, anche più europei rispetto al passato. Un esempio? Rispettano la fila all’ingresso”. Lo dice quasi con orgoglio, come se fossero tutti figli suoi e avessero ubbidito a quella filosofia che ha sempre cercato di applicare al suo lavoro. “La mia ambizione, sin dal principio, è sempre stata quella di trasformare l’Ambra Night da realtà provinciale in un locale che avesse una dimensione più ampia”.