fabio cadoni

Sostiene Cadoni che questo per lui è come un anno sabbatico. Che dura da quasi tre. Fabio Cadoni, ingegnere meccanico, laureato a Cagliari, viene da Palmas Arborea, provincia di Oristano: “Trentasette anni, occhi neri. Così c’è scritto nella carta d’identità. Ma esistono gli occhi neri…?”. In effetti i suoi sono molto scuri, ma proprio neri no.

Lavorava per l’industria, prima di aprire quella che oggi è l’unica libreria di San Teodoro, la Piccola libreria Giardino “Lavoravo per uno studio a Cagliari - racconta - poi ho lavorato sei anni nell’industria alimentare. Mi occupavo dell’avvio di impianti per il confezionamento. Calavo la macchina dal progetto alla realtà”.

Sostiene che per sua madre sia quello il suo vero lavoro, “e la libreria il mio giocattolo”. Da bravo ingegnere cita dei numeri anche quando parla di libri: “Si diventa librai solo dopo 15 anni di esperienza. Io sono prima di tutto un lettore affamato. Sono onnivoro, ma avrò letto cinque o seicento libri. Un libraio ne deve aver letti almeno 1.500-2.000. E avere padronanza degli indici di rotazione”. E butta subito sul piatto un consiglio di lettura: “Memorie dalla casa dei morti”. Dostoevskij.

L’adrenalina dell’ingegnere

Della fabbrica sostiene che gli manca quell’essere sotto pressione h24: “Ne succedono di tutti i colori. Devi risolvere problemi, prendere decisioni a breve, medio e lungo termine legate alle esigenze della grande distribuzione. E non puoi tirarti indietro. Hai un senso di controllo e l’adrenalina che scorre”. Poi è successo qualcosa. “Ho avuto un figlio”. lo racconta con quell’espressione, come se l’avesse fatta davvero grossa. Non lo dice, ma lascia intuire che anche quella volta l’adrenalina scorreva a fiumi. “Ho visto mio figlio appena nato, ho chiuso gli occhi, li ho riaperti e aveva già due anni. Lavoravo nell’oristanese e lo vedevo appena una o due volte a settimana. Ora sono felice perché vivo con lui”. Gioele oggi ha quattro anni, Federica, la compagna di Fabio, lavora a San Teodoro. 

Fabio sostiene che la sua è stata una scommessa. Vinta “anche per culo”, ride (ride spesso, forse è nervoso per le tante domande, o perché una volta tanto la storia da raccontare è la sua). Quella di tenere aperta una libreria per 12 mesi in un paesino di appena cinquemila abitanti. “Non l’ho mai considerata un’attività stagionale -  spiega - a San Teodoro si può vivere tutto l’anno. C’è gente che ha casa qui e viene appena può. A passare il Natale, a fare dei lavori. Anche per questo mi sono integrato bene, perché hanno capito che non sono venuto qui per sfruttare la stagione estiva”.

L’esperienza tra gli autori

La Piccola libreria Giardino è come un occhio del ciclone ad agosto. Mentre tutto attorno vibra la tempesta, lì si avverte una calma apparente. Scorrendo con lo sguardo sulle coste dei libri. Sollevandone alcuni per scoprire cosa nascondono. È una ricerca che impegna e che distrae dal ritmo imposto dalla vacanza. Fabio spiega così la sua scelta di non mettere segna-settori: “Volevo creare un’immersione nella libreria, senza dare indicazione su dove andare. Se vai dritto con il paraocchi non vedi il resto”. 

Ma come la sua avventura di libraio, che non sa ancora quanto durerà, sostiene che anche la sua libreria sia un embrione. “Manca ancora la narrazione, deve essere bello entrare in una libreria, come succede all’Acqua alta di Venezia. O alla Piccola farmacia letteraria, dove per scegliere quale libro vuoi ti chiedono l’umore, è come la prescrizione dopo una diagnosi”.

Sottolinea che non tiene una classifica dei bestseller. Non gli interessa. Vuole costruire un’esperienza. Per questo “ho aperto un franchising indiretto Mondadori. Perché ho la libertà di scegliere e di sperimentare”. 

Quella libertà gli consente di scegliere titoli e autori secondo i suoi gusti. “Ho tutto Philip Roth, Ian McEwan, Jo Nesbø, Hemingway” l’elenco è lungo. E se gli parli del Re delle storie, fa subito sì con la testa: “Ho tutto di Stephen King”. Ricorda il suo esordio da lettore, con la collana Piccoli brividi, per passare all’horror, quello che mette davvero paura. Uno dei primi titoli che è Shining: “Con i miei amici ci chiudevamo in casa alle tre di pomeriggio per vedere i film horror - racconta - poi siamo passati ai libri”. Per l’entrata su via Gavino Pes immagina un giardino d’inverno, nel quale organizzare eventi anche fuori stagione. 

Cenare gratis al ristorante stellato

Fabio Cadoni sostiene che a San Teodoro manca quello che ha Palma di Majorca. “Servizi, ciclabili, collegamenti pedonali. Una stagione lunga grazie al turismo culturale e sportivo. Noi abbiamo un patrimonio naturale, enogastronomico. Ma non abbiamo fatto nulla per averli. La cultura però è come una pianta. Devi continuare ad annaffiarla”. Sostiene che San Teodoro non ha una biblioteca degna di questo nome, “come invece ha Palmas Arborea, che però ha solo 1.500 abitanti. In un territorio la biblioteca segna un cambio di passo. Anche se non ho soldi, posso entrare a leggere Furore di Steinbeck”. Lo dice come se fosse il segreto per cenare gratis a un ristorante stellato. E in fondo non è proprio così?

E quando l’autunno spegne ogni frenesia, San Teodoro è come uno showman che resta senza lavoro, fino alla stagione successiva, sostiene Fabio. “Con questo clima e la natura di questo posto, c’è il potenziale per poterla vivere dieci mesi e non solo tre. Sarebbe bello raccontare questo sbalzo di tensione, l’effetto che fa sulle persone questo tutto-niente. Potrebbe venirne fuori un saggio, oppure un romanzo. Lo farei scrivere ad Alessandro Baricco”. 

Sostiene che gli scrittori americani che riempiono le sue scaffalature sono bravi ad analizzare la società, quella che gli crolla davanti. Ha una simpatia per l’umorismo nordico, per questo tiene la collana di romanzi della casa editrice Iperborea. Sul suo comodino dice che c’è Ragazzi di vita, di Pasolini, ma per ora resta chiuso. “È una rilettura, perché mi ero perso delle cose. Ora però non ho tempo. Torno tardi la notte, e non bisogna avere fretta di leggere. A settembre potrò ricominciare”.

Una persona libera

Sostiene che la libreria è donna “percentuali schiaccianti, 80 per cento o anche più”, che i giovani divorano manga e fantasy, soprattutto in vacanza: “Ho sentito genitori dire ‘te lo compro ma ti deve durare’” come se fosse un paio di jeans. E che i teodorini leggono “soprattutto saggi e libri di attualità”. Un suo mantra: "L'ho imparato da un libraio molto più esperto di me è: ‘Se un cliente ti chiede un libro che non hai, ordinalo perché verrà qualcun altro a cercarlo’”.

Ora dice di essersi “reso conto di poter fare tutto. Federica, la mia compagna, è una persona libera, che non significa irresponsabile. Mi ha dato lei la forza per fare questo salto, che forse da solo non avrei saputo fare. Mi chiama ‘ingegnere perfettino’, basta vedere il mio studio, che è minimale. La libreria invece è disordinata”. E di sentire ancora il richiamo dell'adrenalina, quella dell'ingegnere. Sostiene Fabio Cadoni che non si è mai sentito più libero di così.