arnaldo baccaro

Il signore steso sotto la sua personale ombra circolare, ai bagni di Nardo, proprio all’ingresso della Cinta, fa con la mano cenno di sedersi su uno dei due lettini. Chiude il libro che stava leggendo, è L’estate fredda, di Gianrico Carofiglio. “Mi piacciono i polizieschi - dice - ma l’ho preso perché ho finito i Tex”. Arnaldo Baccaro racconta di aver scoperto San Teodoro assieme alla moglie Claudia 35 anni fa, era il 1986. Il colpo di fulmine arrivò proprio qui: “All’epoca facevamo le vacanze a Stintino, con amici originari di lì. Siamo capitati a San Teodoro che era ancora un piccolo borgo. Un presepe. E alla fine di via del Tirreno davanti a noi abbiamo visto la Cinta. Ci siamo subito innamorati di questa spiaggia”.

È nato in Veneto 74 anni fa, dal Polesine si è trasferito in Lombardia con la famiglia quando aveva 11 anni. Il suo accento brianzolo si fa strada tra i denti come un treno ma pare incepparsi un po’ quando ricorda il tempo passato qui con la moglie. Claudia dal 2016 non c’è più: “È successo a settembre, ad agosto eravamo venuti qui, come sempre”. 

Casa mia

E qui, dove aveva trascorso con lei tempi sereni, assieme alla figlia e ai nipoti, racconta che non ci voleva più tornare. Ma la sua famiglia acquisita gli ha fatto capire che non aveva scelta: “I miei amici di qua mi hanno detto ‘non fare scherzi, ti vogliamo ancora qui’. E così sono tornato, ma non è stato facile rientrare nella nostra casa. Che infatti ho venduto. C’è stato un momento... non so cosa mi è preso, ho buttato tutto, anche la collezione di Tex, che leggo da quando ero un bambino e uscivano ancora le strisce settimanali. Me ne è rimasta solo qualche copia”.

Dice di sentirsi a casa, a San Teodoro. Nardo lo conosce da quando ancora lo stabilimento era molto diverso: “Ricordo che aveva il permesso di affittare lettini solo mano a mano a chi arrivava. Così ne metteva giù un po’ e sopra ci metteva le salviette, anche noi gli davamo una mano. Se arrivavano i controlli, diceva che erano di qualcuno che era andato a fare una passeggiata e aveva lasciato il telo”. Nardo è uno di famiglia e poi sono quasi omonimi. Almeno nei soprannomi. Arnaldo, per tutti, è Naldo. 

Anche per quelli del Gallo blu: “Capita che ci vado a prendere un caffè e quando vado a pagare mi dicano ‘già fatto’. E allora mi trovo a chiedere chi me lo abbia pagato, e magari è andato via senza dirmelo. Mi sento a casa, fanno un’ottima tagliata di tonno e di solito vado lì. Ultimamente ho mangiato una buonissima cernia alla catalana da Nardino. Ma a mangiare da solo mi faccio tristezza”.

Brianzoli e giapponesi

Naldo ha lavorato nell’informatica prima ancora che nascesse, negli anni ‘60 quando i calcolatori erano grandi come appartamenti e si usavano le schede perforate: “Si chiamava ‘Meccanografia’ - specifica - e le macchine elettrocontabili servivano per stampare quintali di carta. Poi è arrivata l’elettronica e la miniaturizzazione. Ho vissuto tutta l’evoluzione dell’informatica fino all’inizio degli anni 2000, quando me ne sono andato in pensione”.

Si era a cavallo del nuovo millennio e tutti temevano l’apocalisse dell’era moderna, che lui chiama “il problema del 2000”, il millennium bug: “Ero consulente alla Mitsubishi, in Brianza, e ci si preparava alla notte di capodanno. C’era un salone per le simulazioni e una procedura internazionale dell’azienda: allo scoccare della mezzanotte bisognava fare una serie di test, tipo mandare fax e email, per verificare che fosse tutto a posto. Io trascorsi l’ultimo dell’anno con Claudia, poi andai in azienda perché glielo avevo promesso. Trovai uno di questi giapponesi che alle sette del mattino ancora era lì a testa bassa a inviare fax quando era chiaro che non c’era nessun problema - ricorda ridendo - sono molto più stakanovisti di noi veneti trapiantati in Lombardia, per capirci. Erano scioccati dalle nostre sette settimane di ferie”.

Il mare di Claudia

Ferie da trascorrere al mare. Anche a Milano Marittima, Rimini, Riccione con figli e nipoti. Dove ha notato, come tutti, l’organizzazione attenta e i servizi. E non può fare a meno di notare le differenze: “Qui alla Cinta le docce le hanno messe solo qualche anno fa e ci sono solo queste per chilometri di spiaggia. E poi, perché farle gratuite? L’acqua è preziosa”. Ma per tornare sempre a San Teodoro. Luogo caro a Claudia e Arnaldo: “Era una lucertola, le piaceva stare al sole. Passeggiare nel paesino. Il mio luogo più caro? Cala d’Ambra, seduto a cena con lei all’Esagono a due passi dall’acqua”.

Arnaldo a luglio ora viene qui da solo, attende che la figlia lo raggiunga assieme alla nipote, per darsi il cambio ad agosto e poi tornare a settembre a chiudere la casa per l’inverno. Indica il posto accanto al suo: “Questo era il lettino di Claudia”. Sotto lo schienale ripiegato c’è un altro telo da mare. Come se fosse andata solo via per un po’, a fare una passeggiata.