
Pietro e Michele non sono la stessa persona, ma forse sono lo stesso personaggio. Michele Sarti è l’attore che impersona Pietro, il protagonista di L’estate di Anna, la serie tv ambientata a San Teodoro che racconta la storia del primo amore vero di due adolescenti: Anna e Marco. Pietro lascia la Finlandia con la figlia e torna lì dove aveva iniziato e lasciato un pezzo di strada. La colonna sonora di un’estate è la regia che sconvolge due famiglie.
Chi è Pietro?
È stata una furbata. Gianluca (il regista ndr) mi ascoltava e alla fine mi sono trovato a fare me stesso. Anche io sono partito per Londra e ho fatto il musicista, ma a differenza di Pietro non sono così paraculo e non mi sono venduto alle signore…
Michele, io è con Pietro che voglio parlare.
Mi rifai la domanda?
Chi è Pietro?
Una persona gettata nella mischia con piccole armi e rimane a galla anche nel caos. Come gli stronzi... si può dire...?
Gli altri protagonisti: Io sono Marco - Io sono Anna - Io sono Clara
Andiamo avanti... Ci racconta perché è tornato a San Teodoro?
Perché in realtà non ci sono mai stato. Partivo per tornarci. Sono rientrato per cercare un po’ di pace, avevo bisogno di fermarmi e trovare stabilità. E l’unica stabilità emotiva mi è data da mia figlia, che mi ricorda mia moglie. Eva era unica al mondo. Ho bisogno di certezze e garanzie perché sono stato abbandonato emotivamente. Come amo dire: le cose belle non durano mai, lei era perfetta. Ma è morta...
Cos'ha lasciato in Finlandia?
In Finlandia ho lasciato poco e niente, mi sto portando dietro un bagaglio di esperienza e di vita con mia moglie. E poi anche di vita da single. Mia figlia lo rappresenta perché si scontra con la cultura del posto, che rispetto a ciò che a cui è abituata lei, è più chiusa. Conoscendola, potrebbe aprirla in poco tempo come una scatoletta di tonno.
E sua moglie?
Apparecchio sempre per tre anche se siamo in due. Eva è venuta con me a San Teodoro.
E lei è rimasto lo stesso?
Sì, un paraculo, con una passione infinita per il surreale. Sono uno che sdrammatizza ma tendo a essere completamente fuori luogo, ovunque. Mi rendo conto anche di essere molto fastidioso ma sono naturalmente così. E quando provo a trattenermi mi fa malissimo, non riesco a non usare l'umorismo, brutalmente, anche quando è meglio stare zitti.
Da giovane cosa faceva all’estero per vivere?
Ho cullato il sogno della musica. Il mio lavoro vero invece era l'accompagnatore di donne anziane. Ma anche quello era un gioco surreale che continua ancora.
In che senso?
Quando gioco con la mia proprietaria di casa, Ornella, che mi fa una corte spietata perché le piaccio tantissimo, io faccio finta di starci. Ecco, gioco anche con i sentimenti delle persone, ma poi li rimetto al loro posto, come i bambini educati dopo la ricreazione.
E poi torna a San Teodoro e si ritrova a lavorare sistemando scaffali al supermercato.
Fare il negoziante mi si confà. Riordinare le cose sugli scaffali è la metafora che mi rappresenta. Sono tornato per rimettere insieme i pezzi rimasti di Pietro, con una certa attenzione, ho bisogno di piccole cose che prima erano fugaci, e ora hanno un'importanza fondamentale. Devo garantire una base anche emotiva a mia figlia. A volte però faccio casino e incollo i pezzi al posto sbagliato. Il mio naso ne è la prova plastica.
Andate d’accordo?
Andiamo molto d'accordo. Le piace giocare con la mia pazzia. Alle persone che incontriamo dice “è un minchione, lo so, ma gli voglio bene. Lasciatelo stare”.
Ma a sistemare scaffali si presenta sempre in giacca.
Non ho mai prestato attenzione al vestire. Eva mi ha fatto capire perché. Pietro è con la giacca ma non è una persona elegante. Ho forme strambe, il naso, la mia magrezza. Ho un portamento. Nessun altro ha questo naso. Nessuno ha il naso grande come me, e se tu hai il naso grande, il mio è gigante. Ho imparato a gestire questa cosa che mi ha creato tante prese per il culo, ora lo accetto e ci vivo bene.
Un ex musicista e una canzone scritta 20 anni fa. Cosa c'è ancora di quelle emozioni?
Quella sigla, quella canzone, rispecchia il Pietro che parte giovane e inesperto, quella musica è ancora valida anche se lui è cambiato. Quando ritrovo la ex della canzone, che dopo 20 anni ha un moto di fastidio nel rivedermi, io cosa faccio? Subito una battuta. Sono un gemelli del cazzo, in qualche modo questa doppia faccia esce sempre e di continuo.
Lei è una persona poco seria?
In realtà sono maledettamente serio, troppo serio, e ho bisogno di sdrammatizzare, se me la tengo tutta è pesante. Rimango Pietro per salvare me stesso, non per gli altri.
Pare che Bob Dylan abbia detto “io accetto il caos”. Anche Anna accetta suo padre?
Anche sua madre lo accettava. Mia figlia non ha bisogno di capirmi, perché mi aveva già capito quando è nata. Per lei devo mantenere i piedi in terra, garantirle una vita decente. Sa che il padre è una persona che ha bisogno di tante piccole cose, ma in fondo di niente.
Anna arriva qui con lei e scopre l'amore. Si rivede? Ha paura?
Anna è una persona con la testa sulle spalle, come la madre. Non mi fa ingelosire, ma tornare indietro nel tempo, e mi fa pensare a quanto mi sarebbe piaciuto vivere una storia con una persona completamente distante dal mio mondo, culturale e non solo. In questo senso, le donne anziane non valgono, ovviamente.
Dica la verità, Marco le fa tenerezza?
Assolutamente sì. Anna ha spostato completamente il baricentro di Marco, lo ha ribaltato come una tartaruga. A San Teodoro vivi di certezze, a partire dall’orizzonte. Ci si alza e Tavolara è sempre lì. Anna arriva e crea subbuglio in Marco che non ha le armi, non c'è equilibrio fra i due. Anna è in piedi, ha un peso specifico importante. Tutto grazie alla madre, con i piedi saldi in terra, sempre se stessa. Marco mi fa tenerezza, invece non temo per mia figlia, lei si salverà.
Lei invece torna e trova l'amore di un tempo che ora si è "sistemato", ha una famiglia che sembra felice.
In realtà la persona più solida è proprio Pietro, nonostante Clara abbia una stabilità nel matrimonio, una bellissima casa, basi che saltano completamente quando mi incontra per caso. Era così solida? Io ho mia figlia, la certezza più grande del mondo, il resto è un contorno. A me quell’incontro non ha scosso più di tanto. Lei invece esce fuori di testa, non capisce, le sale l'orgoglio o il fastidio di essere stata lasciata vent’anni prima. Entra in crisi. Sono io che la tranquillizzo e le chiedo “non ti è passata? Che palle, va’ avanti!”. Vedi? Ho sempre la minchiata giusta da dire.
Michele Sarti è un individuo prestato alla vita da un'idea dei suoi genitori, è capitato che abbia fatto musica. Adesso è capitato attore. In tutto questo capitare ha studiato qualcosa e viaggiato un pochino. Siccome le cose delle volte capitano. Giura che Pietro gli somiglia tantissimo