Da trent’anni due riminesi vanno al mare a San Teodoro, è il loro “altrove”. “Sembra un paradosso” dice Ennio Grassi, uomo di lettere prestato alla politica. Lui e la moglie, Patrizia Tasini, anime affini e curiose, hanno la loro seconda casa qui dall’inizio degli anni ‘90. Li ha portati un amico di qua, Nellino Prevosto, al tempo deputato del Pds come Ennio: “Il padre era stato il segretario regionale del sindacato pastori, una famiglia acculturata. Ha lottato per le terre e per questo è stato anche incarcerato” racconta. 

Casa nostra

Si edificava, vicino a Cala Girgolu, dove hanno costruito nuoresi e tedeschi. “Decidemmo di comprare. Ma l’amicizia con loro di per sé non sarebbe sufficiente - sottolinea Ennio - se non fosse che questo per noi è un ‘altrove’. Intanto la natura è extra-ordinaria, e poi noi abbiamo avuto l’opportunità di famigliarizzare, con i luoghi e con le persone. Perché anche la narrazione è diversa. La quotidianità della gente, i loro pensieri, il modo di rapportarsi: o ti coinvolgono o ti escludono. Nel nostro caso, siamo stati accettati”. 

Il testimone del racconto passa in continuazione da Ennio, riflessivo e composto, a Patrizia che dispensa racconti con entusiasmo: “Nellino ci ha invitato quando Pietro, il nostro figlio più giovane, era piccolissimo. Ricordo che abbiamo fatto ferragosto con i pastori. I genitori di Nellino erano come dei nonni per i nostri figli, eravamo legatissimi”. 

Dalla finestra della loro cucina si vedeva Cala Brandinchi, poi un’altra casa, venuta su da un anno all’altro, ne ha nascosto la vista. Ma se si sale terrazzo in cima al tetto si riesce a vedere il mare. Non sono soliti affittare, questa è casa loro, ci sono le loro cose, i loro libri. Qui è nato uno dei tanti che Ennio Grassi ha scritto, anche se parlava di autori dialettali romagnoli.

Un vecchio riminese

Il loro posto preferito a San Teodoro è l’ultimo pezzo della Cinta “immacolata e bellissima”, da raggiungere in gommone, proprio sotto Puntaldia, lontana dal rito collettivo. Ennio fa snorkeling “lui va e lo vedi tornare dopo ore”. “Sono un vecchio riminese, abbiamo la tradizione del nuoto al largo per arrivare alle boe lontane chilometri. Ma quando guardi giù da noi vedi solo sabbia. Qua invece c’è un mondo, la vita”.

Ennio, 74 anni, è stato insegnante di latino e italiano. Al liceo Serpieri di Rimini fece incontrare giovani e autori. A trascorrere mattinate dialogando con gli alunni portò Eco, Moravia, Sciascia, Tomizza. Assistente in sociologia della letteratura alla facoltà di Lettere di Urbino. Poi per tre mandati, dal ‘90 al 96, deputato dei Democratici di sinistra. È stato rappresentante del Governo italiano per la riforma del sistema scolastico in Albania. Lì ha scoperto poeti albanesi di cui ha curato un’antologia.

Si intuisce la loro ricerca insieme di storie, di romanzi e versi scritti o da scrivere, in questa terra e in altre. Patrizia si schermisce un po’, dice “io sono stata la reggitrice della casa. Mi ero iscritta a Farmacia, ho fatto il tecnico di laboratorio in ospedale. Ma il mio primo figlio è nato che ancora facevo il liceo. L’ultimo, il terzo, 20 anni dopo. Sono stata molto impegnata al di fuori di me, ora voglio riappropriarmi delle mie cose. Leggo, mi informo, voglio sapere tutto dei luoghi in cui vado”. 

Tutto è musica

Lei di San Teodoro adora i nidi che fanno le rondini sotto i tetti delle case, in primavera. Strofina una pianta di elicriso e lo fa odorare agli amici che la accompagnano: “Questo è il profumo della Sardegna, assieme alla liquirizia e al rosmarino”. È affascinata dal mistero dell’interno e dei suoi sapori, la mazza frissa “fatta con latte, pane e semolino, la seada. I dolci di pasta di mandorle”. Lui ama passeggiare dove non si sente il peso del turismo estivo.

Il loro mondo, insieme, è un’esplorazione continua. Come quella per la poesia e gli scrittori sardi: “Ne parlai con Tonino Guerra, volevamo invitarlo, una volta. Mi chiese: ‘Conosci i pittori dialettali sardi?’”. E da lì, l’orizzonte si fece più ampio. “La famiglia Prevosto ci presentò Peppino Marotto, sindacalista, poeta, cantante, di Orgosolo - continua Patrizia - era un combattente. I suoi versi sono stati anche musicati, da Giovanna Marini”. 

È come se ascoltassero la natura, la lingua, la musica della Sardegna come accordi su un unico spartito: “Il loro dialetto non è un maltrattamento dell'italiano, ha una sua ragione sociale forte, e dentro a questo ritrovi i sapori, gli umori, i luoghi - riflette Ennio - la poesia non esiste da sola, è ritmo e musica. Quella sarda, così poco conosciuta, è di straordinaria bellezza anche per chi non l'ha mai sentita. Ti fa entrare nella loro anima, ne capisci anche le contraddizioni, l’identità”. 

In armonia col territorio

A proposito di identità, il discorso vira sulla metamorfosi di una terra chiusa in sé che d’estate si apre a tutto il mondo. Accade anche in Romagna, ma con dinamiche diverse: “Ho sempre pensato che il rischio per San Teodoro fosse la ‘riminizzazione’, di una realtà giovanile che non conosce il luogo, va in discoteca e magari non ha cognizione di tutto quello che c’è. A cominciare dall’entroterra, dai percorsi a piedi. Nonostante questo, continua a essere un altrove, in cui trovi una la quotidianità di una vacanza che non ha bisogno di essere incentivata, se non con iniziative che si sposino con quello che c’è intorno”.

Sono entrambi rimasti affascinati dai concerti sull’acqua al tramonto di Paolo Fresu, alla peschiera, negli anni passati. Eventi che non sono una sovrapposizione, una alternativa al luogo, come è accaduto per decenni in Romagna. Un tipo di offerta culturale che può richiamare un turismo più consapevole. Ennio e Patrizia vengono a San Teodoro più volte all’anno, in traghetto, e si spostano con l’auto. Anche se, fanno notare, uno dei problemi da affrontare è quello delle pedonabili e delle ciclabili, che non ci sono, per spostarsi lungo la costa dove la stretta Orientale è l'unica via di comunicazione.

“Un rapporto fra il luogo e l'evento avrebbe un effetto di interesse importante. Ad esempio le letture di autori sardi, che sono straordinari. Da questo punto di vista il successo che ha avuto Fresu, deriva dal fatto che c'è un turista ancora sensibile a questa relazione. Diversamente, vai al mare e basta”. Il loro elenco è lungo: Gavino Ledda, Grazia Deledda, Marcello Fois, Sergio Atzeni, Alessandro Pizzorno, Salvatore Niffoi, Michela Murgia e Flavio Soriga. 

E quale romanzo ambienterebbe a San Teodoro? “Quello di un autore poco conosciuto ma apprezzato per esempio da Pasolini: Luigi Meneghello. È la storia di Libera nos a Malo. Malo era il paese di Meneghello, ed è un gioco di parole col nome del luogo dov’è nato. Perché San Teodoro è una Sardegna particolare, si sottrae al pittoresco, all'eccesso di folclore, ma è allo stesso tempo un luogo dell'anima. Bisogna che torni a essere questo”.