
La pandemia è stata lo spartiacque della vita di Francesco Decandia. Prima scandita dal ritmo imposto dell’estate. Da qualche anno gestiva uno stabilimento balneare nella spiaggia più frequentata di San Teodoro, la Cinta. Il padre Nardo è un’istituzione e lui ne aveva seguito i passi. Per trovarlo, ora, bisogna lasciarsi la laguna di San Teodoro alle spalle e puntare verso i monti che chiudono la quinta, infilarsi tra i muretti a secco che incorniciano fazzoletti di pascolo e vacche pigre, facendo attenzione ai cani annoiati che pisolano senza preoccupazioni in mezzo alla strada, larga il giusto per far passare due auto.
La vallicola dove sono adagiati i suoi appezzamenti è in contrada Li Teggi, dove ci sono i terreni del nonno, che si chiama Francesco, come lui. Il nipote indica prima a ponente: “Quello è Riu Siccu, coperto di macchia mediterranea, ginestre e cisto - poi si volta - quello invece è Monte Almuttu, lì c’è l’unico bosco di San Teodoro, dove da piccolo andavo a perdermi”.
Francesco, 27 anni, ad aprile ha già l’abbronzatura del bagnino che non è più, il sole, ora, lo prende nell’ettaro e mezzo che il nonno gli ha concesso di coltivare quando ha deciso, lui che è anche istruttore di windsurf e kytesurf, che il mare non sarebbe più stato un lavoro, almeno per un po’: “Il futuro è questo, la terra - dice mentre indica le file di aglio, cipolla, fave e piselli pronti da raccogliere - granitica e limosa, ricca di nutrienti ma dura da gestire. Il terreno quando piove diventa melmoso e quando si secca duro. È una terra da trattare con i guanti”. E che ha un caratteraccio. Basta guardare lì accanto, lungo tutto il campo, dove corrono cumuli di pietre brune, le ha estratte, per preparare la semina, nonno Francesco. È lui che fa avanti e indietro col furgoncino e sorride, salutando con un’alzata di capo.
Ad aiutare Francesco c’è Federica Vacca, altre due giovani braccia e un sorriso che tradisce tanta soddisfazione. Viene da Moncalieri, racconta, ed è a Olbia che ha trovato la passione per coltivare la terra. “Poi ho lavorato per un po’ in un centro commerciale, ma mi sono licenziata per tornare a fare quello che mi piace”. Parlano del loro progetto come di una simbiosi, di “idee che si sono trovate”.
E le idee di Francesco sono chiare: “Il potenziale della nostra scelta non è economico, ma sociale - sottolinea - non lo facciamo per fare soldi. Abbiamo ricevuto offerte per vendere prodotti di altri, ma da persone che non sposavano il nostro progetto. Vogliamo fare concorrenza ai più grandi facendo rete con altri giovani, uno di loro ci dà le uova delle sue galline, in cambio di altri prodotti. Una sorta di baratto. Vogliamo spaccare la filiera perché abbiamo un rapporto diretto con i consumatori, qui a San Teodoro”.
Francesco e Federica fanno consegne a domicilio e sistemano ogni giorno, d’estate, il banchetto della loro verdura sulla via che porta al centro, proprio di fronte all’Ambra Day. Alla fine della mattinata le cassette sono tutte vuote: “È il primo ortofrutta a San Teodoro da dieci anni - afferma Francesco - e il feedback c’è. Ci fanno i complimenti, ci dicono che è tutto super buono”. Propongono ortaggi meno comuni “come il cavolo rapa o la cicoria pan di zucchero - racconta Federica - non tutti li conoscono, ma a chi si lascia incuriosire, noi spieghiamo come cucinarli”. Nemmeno 60 anni in due, si sentono guardiani della tradizione, in uno sforzo educativo, il racconto della terra, ai clienti ma anche alle scolaresche, come fattoria didattica.
Francesco alza lo sguardo all’ombra generosa dei lentischi: “Ci facciamo l’olio, è una tradizione millenaria, ma costa molta fatica, da un quintale di bacche ne verranno fuori due litri. È un olio alimentare ma anche per uso cosmetico. Alcune signore anziane sono rimaste sorprese, non pensavano che qualcuno avrebbe raccolto queste tradizioni. Non vogliamo che si salti una generazione e queste cose vadano perdute”.
Il papà, Nardo, che lo ha cresciuto in riva al mare, all’inizio era scontento della scelta del figlio ma “adesso vuole entrare in società con me” dice Francesco sorridendo. Magari allargando l’attività agli altri campi del nonno, che sembra possederli tutti tra i due monti.
Ora che il suo tempo non è più spaccato in due, imposto dalla spiaggia, Francesco dice di sentirsi gratificato dalle stagioni. D’inverno, nel poco tempo libero che gli lascia la terra, suona la chitarra: “Facciamo jam session con gli amici, e con Federica, che ha una bellissima voce. Passiamo dai Metallica a Cindy Lauper, dagli Abba a Natalie Imbruglia. Ci piace suonare tutto, ma io resto un metallaro”.