Il primo romanzo che ha letto è Cime tempestose, di Emily Brontë, Luciana Cossu frequentava la prima media. Una dozzina d’anni dopo si è laureata in Letteratura inglese con una tesi su Jane Austen. Ma a San Teodoro ambienterebbe Camera con vista di Edward Morgan Forster: “Volevo insegnare, doveva essere il modo per coltivare la mia passione per la letteratura - racconta - ma ai tempi dell’università iniziai a lavorare in hotel come receptionist. Lì ho imparato a rapportarmi con le persone, e la voglia di fare l’insegnante è scemata. Ho capito che non volevo andare lontano, chissà dove mi avrebbero mandato…”.

A ben pensarci, il rapporto con le persone rifletteva in qualche modo proprio la ritrosia di una giovane dell’epoca vittoriana: “Ero timidissima, ogni volta che squillava il telefono correvo a nascondermi, avevo paura anche di parlare le lingue che avevo imparato e che conosco bene. Ma mi feci coraggio e mi confermarono, per dieci stagioni”.

Mai ferma

Gli autori inglesi sono sempre nella sua libreria, ma la sua “camera con vista” ora è un’altra. Anche se si trova sempre a San Teodoro. Dopo la laurea, la decisione di cambiare prospettiva. Dall’accoglienza alberghiera a quella dell’ufficio turistico, una carriera che le ha aperto la porta di quello che occupa oggi, Luciana Cossu è assessora al Turismo del Comune: “L’ufficio turistico ha una vista privilegiata, ti rapporti con tante realtà e associazioni, sono arrivata qui in maniera naturale, non ho nemmeno fatto una vera e propria campagna elettorale - ammette - ho scelto di essere paesana, con un attaccamento reale e sincero alle persone e al territorio”.

Ora fa tutto l’anno quello che, fino a non molto tempo fa, faceva fino a settembre. “Non sto mai ferma, a rimanere immobile è San Teodoro, come tutti i luoghi turistici d’inverno è rilassante. Sembrerà banale, ma come tutti i luoghi investiti dal turismo selvaggio non avendolo scelto, ma essendo stati catapultati in questa realtà, ti ritrovi a osservare com’è bella la Cinta o Punta est, ti rendi conto di dove vivi”.

Ripensare il turismo

Il suo romanzo preferito è Emma, di Jane Austen, ambientato in quella specie di “bolla” sociale, una rilassatezza tipica della nobiltà di campagna in cui la trama e principale preoccupazione risulta essere a chi andrà in sposa la figlia o l’amica. Anche in questo si riflette la fascinazione per le sorti dei reali inglesi (“ho versato qualche lacrima guardando i funerali del principe Filippo” ammette). Anche se non lo dice, in un certo modo sembra di ritrovare, anche in questo, un pensiero: rendere l'esperienza del suo mare, delle sue bellezze e del suo paesino più "inglese". O, forse, solo più nobile. Senza classismo.

Quando ha iniziato a lavorare nella reception, il periodo vacanziero durava molto di più, da aprile a ottobre. Tanto che “facevo metà e metà, con il lavoro e con lo studio” riflette Luciana. Anche a lei sfugge quel termine, “turismo selvaggio”, che molti teodorini masticano come un boccone necessario. Ma che vorrebbero forse più addolcito da un vissuto meno frenetico, magari con una stagione più lunga e diluita. Come un tempo, appunto.

Le occasioni per farlo si devono trovare pensando a modi di espandere l’interesse, tenendo conto delle nuove necessità che la pandemia ha generato. “Spiagge in sicurezza e distanziamento, alcuni appartamenti del Comune saranno destinati alle quarantene - sottolinea - gare di nuoto a giugno e musica jazz a settembre. Più rilassante, vivibile, sostenibile”.