francesca raganelli

“Sedici undici venticinque”. Se le chiedi l’età, Francesca Raganelli risponde così. Il conto fatelo voi, e stupitevi. Resta accoccolata sul lettino sotto la sua ombra alla Cinta, con i figli e la nuora. E sorride con i nipoti. Nonna Francesca, da Tivoli, li accompagna qui da quasi 30 anni. Le prime estati le ricorda così, legate proprio ai bambini che ora sono adulti e le ronzano attorno, tra un bagno e la lettura di un magazine: “Venivo qui da sola con i miei tre nipoti - ricorda - i miei figli lavoravano. Giorgio alla Camera dei deputati, Elena al ministero dei Beni culturali. Li portavo qui in spiaggia la mattina, con lo zainetto della merenda. Poi tornavamo a casa dove avevo già tutto pronto per il pranzo. E se volevano tornare in spiaggia anche al pomeriggio, prima dovevano fare i compiti. Mi davano retta”. 

Questa storia, però, iniziò con difficoltà: “Mio figlio Giorgio venne qui nel ‘92. Si innamorò della Sardegna, ne parlava sempre. A mio marito, Sabatucci Enzo, piacevano cose belle da comprare, così venimmo qui nel novembre del ‘92, anche se a me l’idea di attraversare il mare in traghetto non piaceva. Arrivata qui, non ebbi una bella impressione”. A novembre, San Teodoro non era esattamente come gliel’aveva descritta Giorgio. Da un lotto a un altro, cercando la posizione giusta in una cittadina spoglia di ogni vita turistica. 

Niente lumini

Affrontò due volte quella che per lei era una traversata. La prima per vedere un lotto nudo di terreno: “Ma alle donne serve una casa”. In Romagna di una persona così si usa dire che “vuole poca acqua nel vino”, senza fronzoli, decisa: “Io non ne bevo - aggiunge - a tavola me ne verso giusto un dito ma non lo annacquo mai”.

Una casa c’era, a Enzo piaceva, ma era vicino al cimitero. “So che tutti dobbiamo morire, ma quei lumini mi davano fastidio. A dicembre voleva tornare ancora per vedere un altro terreno”. Lei non lo seguì ma fu perentoria: “Non la prendere ai lumini!”. La casa nuova venne su in sei mesi, in via di la Funtana. Giorgio mostra le foto di 30 anni fa dall’alto, sul cellulare. Non c’era ancora quasi nulla su quel pendio, che scende dal palazzo comunale, fino a diventare spiaggetta. Verso mare c’è ancora oggi un declivio dolce senza costruzioni, che spalanca alla vista dal giardino di Francesca ed Enzo il panorama da cartolina. L’estate successiva, nel ‘93, fu Nardo ad aiutarla a sistemare l’ombrellone nella sabbia la prima volta. “Io non riuscivo a farlo stare in piedi quando c’era vento”. 

La mia vita: la famiglia

Se deve raccontare la sua vita, scandisce il suo tempo attraverso quello della famiglia. Che inizia dai genitori e ora abbraccia i due pronipoti: “Sono figlia unica, a quel tempo i genitori tenevano a certe cose. Le scuole erano chiuse perché Tivoli era bombardata, la mia era occupata da un ospedale militare. Poi ho avuto un marito, la mia vita è stata questo. Crescere i figli, ho tenuto i miei genitori e poi i nipoti. Ho sempre fatto la casalinga”. 

L’incontro con Enzo sembra scritto da un bravo sceneggiatore di Cinecittà. Era il 1944: “Lui lavorava in banca e lo richiamarono per la guerra, all’epoca le donne prendevano il posto degli uomini. Quando lo mandarono in licenza, venne in banca per vedere chi lo aveva sostituito. E io mi nascondevo. Venne a casa nostra con sua mamma e così ci conoscemmo. Ci sposammo due mesi dopo l’entrata degli americani a Roma. Era il 20 agosto ‘44”.

Ora tocca a loro

Dice che adesso non vede l’ora di partire, per arrivare a San Teodoro. Sembra aver trovato anche qui una sua misura del vivere. Le piace il paese, l’accoglienza dei sardi, la spiaggia. Ci passa un mese, a volte di più: “Ci vengo quando mi va. Mi piace andare in chiesa a pregare. Ogni tanto ci vado”. Viene da sola, in aereo però. “Ho i nipoti bravi, mi chiedono sempre ‘nonna cosa ti serve?’. Le valigie me le portano loro”. Riceve molto affetto e, lo sottolinea più volte, rispetto. Dopo che per tanti anni è stata lei a prendersene cura, "ora tocca a loro". 

Il mare, le piace guardarlo, soprattutto. Dal giardino di casa e dal suo lettino. E da quando si può, lo attraversa sempre volando, perché il traghetto proprio non le è mai piaciuto, soprattutto se è mosso. “Magari mi bagno, faccio una passeggiata nell’acqua con i miei nipoti. ‘Nonna, dammi la mano’ mi dicono. ‘Nonna cosa ti serve?’ Ho i nipoti bravi e che mi rispettano. Lei è Chiara, hai visto com’è bella?”.