rita deretta

Alle 15 di un 20 agosto non qualunque c’è ancora un bicchiere di plastica sui gradini del municipio. Foglioline verde menta appassiscono affogando in quello che non può che essere il ricordo esausto di un mojito. Sfuggito al rassetto dell’alba o messo lì come protesta? La scena è a suo modo iconica. La sindaca appena arriva lo solleva pizzicandolo con la punta delle dita e lo getta nel cestino. 

Travolto da un insolito destino, l’azzurro mare d’agosto e ancora di più il centro abitato di San Teodoro ne hanno viste delle belle. “Noi siamo nati con le seconde case e con le discoteche, non ce lo dobbiamo dimenticare. Sono state la nostra fortuna”. Esordisce così, Rita Deretta, prima cittadina eletta in autunno. E per rimarcare la differenza con il resto del turismo, sardo e probabilmente di tutto il resto d’Italia, cita due numeri: “Abbiamo il 70 per cento di seconde case e 30 per cento alberghi. Questo significa che quando io devo interloquire per un'ordinanza, mi devo confrontare con 14 mila proprietari di case e diversi albergatori”.

I giovani, dice, sono i benvenuti. Ma quest’anno la cittadina è stata investita da una tempesta che nessuno ha saputo arginare. “Nasciamo come territorio espressione di un turismo giovanile, i giovani devono continuare a venire. Ci mancherebbe altro, così come le famiglie. Ma per tutelare il territorio e tutti quelli che hanno fatto investimenti in questo paese, perché c'è chi ha investito qui tante risorse, non possiamo pensare che chiunque viene può fare ciò che vuole. Deve rispettare le regole”. Spiega che dal prossimo anno cambieranno molte cose. Due in particolare: controlli nelle case in affitto, per evitare di stipare gente come in un alveare. E spiagge a numero chiuso.

Sindaca. Cos’è andato storto?
Ci sono due elementi che noi non potevamo fermare. Uno è qualcosa più grande di noi: un disagio sociale, molto forte, delle nuove generazioni, che arrivano da una chiusura, che anche noi non abbiamo mai vissuto. Nessun cittadino italiano ha vissuto il coprifuoco dopo la Seconda guerra mondiale. Socialmente c'è un problema, i giovani lo hanno espresso in maniera forte. Non sono potuti andare in quei luoghi, come la Spagna e la Grecia che più si prestano a quel tipo di turismo perché hanno le strutture per poterli accogliere. Questo ha fatto sì che queste persone, colpite socialmente, diciamo così, siano arrivate qua e hanno dato sfogo a libertà che non si possono permettere in un luogo civile. 

E il secondo elemento?
Le discoteche chiuse. Sono sempre state dei luoghi dei contenitori in cui quell'ordine pubblico veniva rispettato. I privati riuscivano a gestire tantissimi ragazzi e lo sapevano fare bene. Il numero enorme di persone ha complicato il tutto. Se il bullo lo metti in un contesto di dieci ragazzi riesci ad arginarlo. Se quell'azione è in un contesto di mille no. Quindi quando qualche d'uno dice "ci vorrebbe l'esercito" forse ha ragione. 

Abbiamo letto di 120.000 persone a San Teodoro.
Anche di più. Non parlo di residenti, ma chi ‘fluttua’ a San Teodoro. Di giorno nelle spiagge o di notte nei locali o in strada. Non tutti quelli che vengono a San Teodoro alloggiano qui.

Come lo avete calcolato?
È una stima che facciamo dalla quantità di spazzatura e dal flusso delle fognature. E poi da alcuni dati dell’imposta di soggiorno, che abbiamo introdotto quest’anno per la prima volta. Ma su questa non ho ancora numeri certi.

Però non ci sono controlli. Nemmeno i numeri civici… I casi di gente stipata oltre il lecito sembrano tanti.
A San Teodoro non esiste la toponomastica. Oltre ai numeri civici ci sono vie doppie, sbagliate. Questo ha un peso sui controlli. Che non sono mai stati fatti.

E chi li deve fare? Chi controlla che in quell'appartamento invece di quattro persone non ce ne siano dieci?
Noi, il Comune con i Vigili urbani e gli uffici competenti.

E come si risolve?
Chiunque affitti deve avere lo Iun (Identificativo univoco numerico ndr), un codice identificativo. Da lì arrivano i dati da comunicare alla Prefettura compreso il numero massimo di persone che possono alloggiare in quella struttura. Da quando abbiamo introdotto l’imposta di soggiorno si sono regolarizzati in tanti, ma molte strutture ancora non l’hanno fatto. Questo inverno partiremo con la campagna di sensibilizzazione e poi si faranno controlli mirati per verificare chi è in regola. 

Serve un cambio di mentalità? Anche dei cittadini, per esempio quelli che affittano?
Noi dobbiamo essere consapevoli che vogliamo un certo tipo di turismo. Che in quella casa e in quell'albergo che dichiarare due persone non ne entrino dieci, così già la percentuale di persone non adatte al nostro territorio si riduce. Per questo abbiamo avviato tavoli di lavoro, consulte, con gli operatori. Ma anche con i cittadini, con i rappresentanti del centro e delle borgate.

Fino a quanto è necessario abbassare questi numeri?
A noi non spaventano 120 mila persone. Le abbiamo già toccate in passato. Il problema è se questi hanno intenzione di fare quello che hanno fatto a Viterbo o vogliono venire qui serenamente. Rispettare le norme, pagare i ristoranti anziché fuggire (è successo). Ci sono stati 11 arresti, in questi giorni, con Daspo per droga e spaccio. 

Si poteva prevedere?
Sapevamo che sarebbe stata un'estate diversa. Non sapevamo i numeri né la tipologia di turismo. Ma lo scorso anno c'erano state le avvisaglie, in quei giorni in cui la Sardegna è rimasta aperta. Noi abbiamo interloquito col prefetto dicendo che volevamo un'unità fissa sulla piazza, che fosse Polizia, Guardia di finanza o Carabinieri. Anche come deterrente sono i più efficaci. Lo abbiamo chiesto a marzo, poi più volte anche in altri incontri. Ci hanno risposto a luglio, con una pattuglia mobile, che girava per tutto il paese. Ma non è bastato.

È stata necessaria addirittura un’ordinanza per i carrelli dei supermercati che dice che non sono mezzi di trasporto...
L’altro giorno ho fermato dei ragazzi, cinque o sei cretini, con un carrello pieno di qualsiasi cosa. Qui sulla salita del Comune. Erano di Milano, mi hanno detto ‘eh ma noi lo facciamo sempre a Milano’. Poi lasciano andare il carrello e se passa uno in bici? Cosa succede? Sembra che dopo un anno e mezzo di restrizioni molti se ne freghino. Accade anche per i parcheggi, a Cala Brandinchi se potessero metterebbero le auto una sopra l’altra. Arriva il carro attrezzi? Lo fanno lo stesso. All’Isuledda ci sono due parcheggi gratuiti, ma c’è chi continua a parcheggiare fino alla spiaggia, dove dovrebbe passare l’ambulanza.

E alla Cinta, quanta gente hanno contato i rilevatori?
In soli 800 metri, dal camping fino al penultimo stabilimento, abbiamo avuto punte di 4.500 persone. Il piano dei litorali che calcola il carico antropico stima che tutta la Cinta possa arrivare a sostenerne 7.000. Se aggiungiamo un 10 per cento al nostro numero (che conta la presenza dei cellulari ndr) arriviamo a 5.000. E poi c’è tutto il resto. Arriviamo facilmente sopra le 7.000 presenze. Anche senza superare le 10.000, sono troppe.

Pensate a numeri chiusi per le spiagge?
Sì. Non su tutte ma su quelle più importanti. Capiamo come poter orientare la nostra domanda turistica. Non è mai esistita la tassa di soggiorno, la consulta sul turismo. Le abbiamo avviate noi. Non c'è mai stata una vera programmazione che abbia coinvolto tutti. Si possono mettere forze armate, fare un parcheggio enorme, grande quanto vuoi. Ma Brandinchi sempre quelle persone può ospitare.

La ciclabile?
Il progetto c'è. L'università di Sassari ce lo ha presentato da poco: una rete per rendere ciclabile tutto il paese. Noi lo divideremo e partiremo con dei lotti. Lo faremo dove è possibile avviarlo subito perché bisogna dare un segnale. Per quella sulla 125, che deve fare la Regione Sardegna, ci vorrà più tempo.

Dove partirete?
Noi abbiamo tre punti Capo coda Cavallo, Puntaldia e poi qui in centro. In centro, via Sardegna, via Gramsci, la bretella che porta alla Suaredda per poi ricollegare verso l'Isuledda. Via Sardegna e via Gramsci andrebbero riqualificate, sono le porte di accesso alla città e alla Cinta, la spiaggia cittadina. Così hai fatto già un anello, alla Suaredda a fianco alla 125 c'è lo spazio per farlo. 

Quando?
Non lo dico. Ma se faccio una promessa faccio di tutto per mantenerla. 

Nei vostri progetti c’è anche il porto?
Ci sto lavorando ogni giorno, anche quando non lo dico, sto lavorando al porto. Ma non voglio dire altro. Solo che voglio uscirne con la coscienza a posto, di aver fatto tutto quello che potevo.

Un porto c'è, quello di Puntaldia. Che tuttavia sembra essere come un altro comune.
Puntaldia è San Teodoro, la riflessione sul turismo deve coinvolge anche loro, perché devo tutelare anche chi ha costruito e investito là.

Da casa sua ha sentito quello che succedeva?
Tenevo aperta la finestra per sentire se Antonio (Antonio Pittorra, dell’Ambra night ndr) spegneva la musica all’orario scritto nell’ordinanza (ride). Sì, li sentivo.

Sblocca il telefono e mostra i video che i barracelli le inviano ogni mattina “alle sei e mezza ricevo il loro report”. Gli ultimi dal centro, di fronte ai locali, sono di scene tranquille. Tanta gente che alle due, due e mezza, cammina senza disordini. Poi scrolla indietro di qualche giorno. Un fiume di persone, tutti giovanissimi. Nessuna mascherina in un flusso senza soluzione di continuità. Sono migliaia. E poi le botte in piazza, le risse diventate virali sui social : “Posso mandare i vigili per gestire una situazione così? Ci vorrebbe l’esercito” ripete.

“Non dobbiamo arrivare a questo punto. Se fallisce San Teodoro fallisce la Sardegna, quello che viene qua poi va a Loiri, Budoni, Posada. Vuoi venire a San Teodoro? Bene, ma rispetti le regole”.